“Corpi estranei”, Oiza Queens Day Obasuyi. Recensione di Vaifra Palanca

Edito da People, il libro analizza il razzismo nella società italiana e la sua pervasiva diffusione, ben oltre gli eclatanti episodi denunciati dalla stampa


Ho incontrato questo libro sugli scaffali della libreria Griot a Roma e mi sono subito incuriosita, oltre che per l’argomento piuttosto impegnativo e attuale, per due ragioni più banali, la prima il luogo di residenza (Ancona) e di studi (Macerata) della scrittrice che hanno suscitato in me un senso di empatia essendo io marchigiana di origine, la seconda la sua giovane età (25 anni).

Oiza Queens Day Obasuyi è ricercatrice in diritti umani. In questo libro analizza il razzismo nella società italiana e la sua pervasiva diffusione, ben oltre gli eclatanti episodi denunciati dalla stampa. L’obiettivo è quello di dimostrare come la pelle nera sia un forte elemento identitario di differenziazione in un contesto e in una cultura a maggioranza bianca, e pertanto alla base di comportamenti razzisti di singole persone ma anche di amministrazioni ed istituzioni. Il razzismo infatti “è parte integrante di un sistema basato sulle disuguaglianze sociali che si intrecciano con la razializzazione degli individui”. (pag. 135).

L’originalità dello studio è nella ricerca delle relazioni tra il razzismo di oggi e la cultura, la storia del colonialismo italiano, con le quali non sono stati mai fatti i conti fino in fondo. Ne è stata una dimostrazione la recente dedica di una statua a Indro Montanelli, rappresentante importante del giornalismo italiano, ma anche responsabile, durante la campagna d’Africa, oltre che di dichiarazioni razziste, di una controversa storia quando, secondo una concezione condivisa dei rapporti interraziali basati sulla superiorità dell’uomo bianco e la sottomissione delle donne nere, accettò la convivenza di una “sposa” bambina.

Protagoniste del libro sono “le persone nere –e di origine straniera in generale- che diventano dei corpi estranei e muti in un contesto che li nomina ma non li interpella, che se ne serve per propaganda ma non li ascolta” (pag.8). In poche pagine (156,) di facile lettura e immediata comprensione, l’autrice cerca di decostruire il fenomeno del razzismo, con esempi, lavoro di introspezione, riferimenti all’attualità (ad esempio la sparatoria di Traini a Macerata vissuta personalmente) e alla politica.

Nei vari capitoli analizza la presenza delle persone nere nei programmi televisivi, nel linguaggio dei giornali, nelle posizioni dei partiti, anche quando si dichiarano antirazzisti, e denuncia come sempre essa sottenda un pregiudizio: uno sguardo, una parola, una domanda, un’inflessione della voce rivelano che le persone nere sono percepite come diverse, non semplicemente perché sono nere, ma, essendo nere, non hanno gli stessi diritti, pari dignità e ruolo sociale. Secondo Obasuyi, oggi chi ha la pelle nera in Italia è oggetto di uno stigma che rende difficile la vita quotidiana: chi ha la pelle nera non si può mimetizzare, non passa inosservato, è automaticamente ritenuto povero, immigrato forse anche clandestino o criminale, non italiano. Che cosa è questo se non razzismo si chiede l’autrice?

Obasuyi nel capitolo finale, “Quindi che fare?” sostiene che è necessario denunciare e decostruzione il fenomeno del razzismo per poter smantellare questo sistema culturale, creare consapevolezza e contribuire alla affermazione di un modello di convivenza tra donne e uomini, ragazze e ragazzi, di diversi colori e con storie diverse, basato sulla uguaglianza, pari opportunità, solidarietà. Affinché tutto ciò diventi normale. Annota inoltre che fino ad oggi, la maggior parte di coloro che ha fatto questo lavoro, che si è occupato di razzismo, probabilmente non ha provato sulla propria pelle che cosa significa essere discriminati. Pensa quindi sia arrivato il momento di “….ascoltare e dare voce, spazio e visibilità alle persone che ci sono sempre state, ma che per troppo tempo sono state ignorate. Affinché non siano più di corpi estranei).” (pag. 143).

Ho preso alla lettera questo auspicio. Per dare voce e volto alle persone “minacciose” che possono spiegare che cosa sia il razzismo, per averlo studiato e sperimentato sulla propria pelle allego il link ad un’intervista che Oiza Queens Day Obasuyi ha rilasciato a MeltingPot, un progetto di comunicazione indipendente sui diritti, nella quale parla diffusamente del suo libro.

Un breve aggiornamento. E’ notizia di questi giorni che la più giovane poetessa laureata degli Stati Uniti, Amanda Gorman, nera, che ha recitato una sua poesia il giorno dell’insediamento del Presidente americano Biden, al cospetto delle televisioni di tutto il mondo, è stata avvicinata da una guardia giurata, bianca, davanti al portone della sua casa di Los Angeles perché “sospetta” e, solo dopo aver dimostrato che le chiavi in suo possesso erano quelle che aprivano il portone, è stata lasciata in pace. “Questa è la vita di noi ragazze nere, un giorno sei un’icona e l’altro una minaccia” ha commentato, “Sono una minaccia all’ingiustizia, all’ineguaglianza, all’ignoranza. Chiunque dica la verità e cammini a testa alta con speranza rappresenta un pericolo al potere basato sul sopruso” (la Repubblica, 7 marzo 2021).

Vaifra Palanca

12 marzo 2021