Nilde Iotti: alcuni ricordi, di Loretta Giaroni

Per ricordare Nilde Iotti in occasione del centenario della sua nascita (1920-2020) e a seguito della ristampa del libro di Luisa Lama su Nilde Iotti desidero ripercorrere, attraverso vari scritti e mie considerazioni, alcune importanti vicende che riguardano Nilde, anche alla luce del rapporto che mi ha legato e ancora mi lega a lei.


Domenica 8 marzo 1992
Nilde Iotti è a Reggio nella sua città per un giro elettorale nella circoscrizione Emilia Nord (Modena, Reggio, Parma e Piacenza).
“È l’8 Marzo più bello della mia vita” dirà Nilde.

26/3/1993 Centenario della nascita di Palmiro Togliatti 

Nilde Iotti decide di ricordarlo con un’ intervista all’Unità e regalando al suo giornale una delle 40 lettere del loro carteggio, al tempo della Costituente (1946-1947) e del loro amore per la vita.

Alla giornalista Gabriella Mecucci, Nilde racconta Togliatti e dice che considera il ritratto di Benedetto Croce quello più vicino al vero, quando gli scrisse “Lei è totus politicus e credo che di questo abbia a soffrire”.
Togliatti ambiguo? No, tormentato (risponde Nilde). “Nel 1956 temeva i sovietici. Nel 1950 Stalin voleva che Togliatti lasciasse la segreteria del PCI per dirigere il Cominform”.

Nilde inoltre precisa: “Credo che sia in URSS che in Italia ci fossero compagni in tutta buona fede che sostenessero la necessità di quella scelta. E che, in mezzo a questi, ci fosse però anche qualcuno che voleva liberarsi di Togliatti”.
Togliatti rifiutò quell’ipotesi, non solo perché voleva restare nel suo paese e nel suo partito ma anche perché non riteneva nè giusto nè possibile dirigere i partiti Comunisti:
ci credeva davvero alla loro autonomia.

D’onofrio mi accusava di essere una spia di De Gasperi messa accanto a Togliatti. C’era allora una cosa terribile nei partiti Comunisti usciti da lunghi anni di clandestinità: la cultura del sospetto. Sul mio rapporto con Togliatti pesavano il sospetto e il clima dello scandalo. In quanto compagna di vita del “capo” senza esserne la moglie.
“E lui come reagiva?” Chiede la Mecucci. “Era addolorato ma per fortuna riusciva anche ad infischiarsene e andare avanti per la sua strada”.
In casa, passava ore studiando con nostra figlia Marisa che dal 1950 viveva con noi. Era un padre presente e affettuoso.

 


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Estate 1993. Intervista a Nilde Iotti sulle 40 lettere 

Il giornalista Michele Smargiassi scrive: “Ero rimasto sbalordito quando alla mia richiesta, trasmessa da diversi ambasciatori, di un’intervista su quelle lettere, su quell’amore lei aveva risposto di sì. Inutile dire che l’Onorevole Iotti fino a un anno prima presidente della Camera, donna di ferro, volto da sfinge incorniciato da quella acconciatura impeccabile, metteva soggezione. Ma quel giorno la donna che avevo di fronte era un’altra. Esitante tra imbarazzo e malizia disposta a cedere a qualche sorriso infantile e divertita di fronte alla curiosità del suo intervistatore. No alla fine decise di non mostrarmi quelle lettere che sicuramente aveva portato con sè con l’intenzione di leggerle la stessa sera (altra cosa impensabile: infatti non avvenne), ai compagni di una festa dell’Unità a Correggio. Però me le raccontò a memoria: “Forse è bene che tronchiamo. I problemi che si pongono tra noi sono ormai troppi e troppo grandi” scriveva lei. ‘Siamo già andati troppo avanti anche se lo volessimo non potremmo più farlo’ rispondeva lui. Era il 1947 quando si scrivevano quelle parole. Era passato un anno da quando Togliatti incontrando nei corridoi di Montecitorio quella deputata di Reggio di 27 anni più giovane, le aveva azzardato una leggera e galeotta carezza sul capo”. 

Inizio dello scandalo del segreto più noto e meno detto della morale comunista: perché Togliatti era sposato con Rita Montagnana con cui aveva condiviso persecuzione, clandestinità e battaglie internazionaliste e con cui aveva fatto un figlio.(dalla vita infelice, ma è un’altra storia).

Venti anni dopo il nostro incontro, le lettere che scaldarono quell’amore pubblico e clandestino, custodite per decenni dalla figlia Marisa, divennero leggibili a tutti, pubblicate postume in un libro, commentate in diversi altri.

Ma quel giorno, in quell’albergo di Reggio, non ancora, e feci di tutto per farmele raccontare. Per farmi descrivere dietro al Togliatti totus politicus, quello della svolta di Salerno e “del partito nuovo”, l’impensabile Togliatti innamorato.

Michele Smargiassi (la Repubblica 1/12/2018).

 

Marisa Rodano 

Nell’ottobre 2008 nella sala del Capitato del popolo di Reggio Emilia ha presentato il suo libro “Del mutare dei tempi” in due volumi 1921-1948/1948-1968, con prefazione di Giorgio Napolitano.
Nel primo volume a pagina 246 scrive: “quando Nilde (credo nel 1948) rimase incinta, il gruppo dirigente del PCI entrò in fibrillazione. D’Onofrio, d’intesa con gli amministratori comunisti della provincia di Roma aveva organizzato una vera e propria macchinazione: che Togliatti avesse un figlio da una donna della quale non era sposato per lui era inammissibile e, soprattutto, non si doveva sapere.

Subito dopo la nascita (in casa, in segreto) il bambino avrebbe dovuto essere consegnato, come figlio di ignoti, al brefotrofio provinciale. In seguito si sarebbero fatte le pratiche per l’adozione. Nilde era disperata. Togliatti furibondo. Considerava la decisione del “partito” non solo inumana, ma inammissibile e sbagliata sotto il profilo politico; riteneva oltre tutto a ragione che se una vicenda del genere si fosse risaputa - ed era ben difficile che, prima o poi, non lo fosse - l’impatto politico sarebbe stato assai più negativo che se fosse trapelata la verità. Il parto fu difficile il bimbo nacque morto. Dopo la strage di Modena del 6 gennaio 1950 Togliatti e Nilde adottarono la sorella di uno dei caduti, Marisa Malagoli”.

Ma la versione fornita da Marisa Rodano, pubblicata 5 anni prima, non è stata inclusa nel libro di Luisa Lama: “Nilde Iotti. Una storia politica al femminile”
 

È una omissione gravissima che ho criticato il 14 settembre 2013 a Festa Reggio nel corso della presentazione del libro della Lama. Nonché nella intervista di Giovanni Guidotti in RS (Ricerche Storiche) N. 119 Aprile 2015. Ciò nonostante, la ristampa del libro di Luisa Lama del 2020 contiene (solo come nota) il testo della Rodano parzialmente censurato.

Come mai Luisa Lama non ha avuto interesse a cercare, a conoscere e a fare conoscere la testimonianza della Rodano? Amica di Nilde, da quando un giorno alla Camera sullo stesso ascensore con Togliatti e Nilde la Rodano li invitò a pranzo a casa sua. Le due coppie (I Rodano,Togliatti e Nilde) si frequentavano e si capivano.

 

 

PASQUA 1949, A CAPRI

L’articolo di Abdon Alinovi (L’Unità 20 Agosto 2004) l’ho consegnato a Luisa Lama quando è venuta a Reggio due volte per parlare con me, Ione e Eletta. Il bellissimo e partecipe racconto di Alinovi, con mio grande dispiacere è stato “usato” dalla Lama per ritornare a parlare di aborto: “forse proprio in quell’anno si era compiuto o stava per compiersi uno degli eventi più drammatici e tristi della sua vita di donna: forse un figlio mai nato per paura dello scandalo.” Poi conclude gettando la spugna: “le versioni contrastano e la verità rimarrà probabilmente sepolta per sempre nel cono d’ombra della riservatezza e del silenzio.” Ma che specie di “storica” è Luisa Lama? Se non sa cercare e non sa né dire e né volere la verità? 

 

Loretta Giaroni

Bibliografia:

Lettera voto 4/5 di Nadia Tarantini; Michele Smargiassi; Marisa Rodano; Abdon Alinovi; Gabriella Mecucci.
(L’autrice ringrazia per la collaborazione il giovane Mattia Insolia, che ha trascritto i testi).

                      

20 luglio 2020