Quando Iotti lasciò la presidenza della Camera, di Anna Finocchiaro

Non si dice mai che, esaurito il mandato presidenziale, ha continuato ad essere ed a comportarsi da parlamentare “semplice”. Sempre puntuale alle sedute d’Aula, non si è risparmiata. Io la ricordo seduta ad attendere a sedute lunghissime, votando fino a tarda sera, senza un segno di stanchezza, senza un segno di impazienza.


Il 18 novembre del 1999 l’Aula di Montecitorio discute delle dimissioni di Nilde Iotti, che ha inviato una lettera al Presidente della Camera dei Deputati, sintetica ma assai efficace, con cui ha chiesto che vengano , contrariamente alla prassi, immediatamente accettate.

Nilde è malata, e non è più in grado di adempiere puntualmente alle proprie funzioni di parlamentare .
Non si dice mai che, esaurito il mandato presidenziale, ha continuato ad essere ed a comportarsi da parlamentare “semplice”. Sempre puntuale alle sedute d’Aula, non si è risparmiata. Io la ricordo seduta ad attendere a sedute lunghissime, votando fino a tarda sera, senza un segno di stanchezza, senza un segno di impazienza .

In quella seduta di discussione delle sue dimissioni, dopo l’annuncio del Presidente, intervengono tutti i capigruppo, che, naturalmente, ricordano la sua figura, le sua storia istituzionale, la sua storia politica, il suo “lascito”. Tutto giusto. Tutto dovuto, ovviamente. Ma ricordo che venni attraversata da un duplice disagio: pareva una commemorazione, e ciò che, certamente per stima sincera e affettuosa veniva detto, ci restituiva l’immagine di un monumento.

Giocava certamente il mio affetto per lei, nel senso che non tolleravo l’idea che di Nilde si parlasse al passato, come se non ci fosse più, ma anche la necessità che la sua esistenza venisse colta nella essenza politica, di una donna che era stata ragazza della Resistenza quand’era occorso che ciò fosse, costituente, quando si trattò di assumersi la responsabilità di costruire la Repubblica dalle sue fondamenta democratiche, donna che aveva vissuto e difeso il suo amore per Togliatti quando tutto, a cominciare dal Partito, erano contro di loro, dirigente politica di tale livello da non vivere nel cono d’ombra della figura autorevolissima del suo compagno, costruttrice della libertà e dei diritti delle donne italiane, prima donna della storia a ricoprire il ruolo di Presidente della Camera e, ancora, e fino a quel giorno, parlamentare appassionata.

Testimonianza vivente del fatto che la politica non esiste se non vive nella storia del tempo mutando se stessa per esercitare la propria funzione, e che questo vale naturalmente per chi, avendo scelto di esercitare la politica, non rende alcun servizio se non è in grado di capire, interpretare e dunque provare a dirigere quel passaggio di storia.

Non mi pareva poi possibile che neanche una donna fosse intervenuta in quel dibattito. Chiesi d’istinto la parola. In realtà avevano convenuto che ad intervenire fossero solo i capigruppo, ma il Presidente, che era Luciano Violante, me la concesse motivando esattamente col fatto che neanche una deputata fosse intervenuta nel dibattito.E dissi esattamente quello che pensavo.

Credo,ancora oggi, che lei ne sia stata contenta, lei che alle donne italiane ha tante volte, per una vita intera, dato voce, speranza, forza e dignità.

Anna Finocchiaro

09 aprile 2020