“Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura”, recensione di Vaifra Palanca

L'autore è Mario Marazziti, esponente della Comunità di Sant’Egidio e parlamentare. In questo libro presenta alcune delle esperienze di accoglienza delle persone giunte in Italia grazie ai corridoi umanitari provenienti prevalentemente dai campi profughi del Libano, realizzate in questi anni da Castelfranco Veneto a Palermo, da Pescantina (Verona) a Scicli-Vigata (Siracusa) passando per Genova, Fossano in Piemonte, Ronzano vicino Bologna, Crocette di Castelfidardo nelle Marche, Gubbio in Umbria, Monte Porzio Catone nei Castelli romani, Mercogliano in provincia di Avellino solo per citarne alcune. 


Giorni fa è morta una bambina di 6-7 anni nell’isola greca di Lesbo a seguito di un incendio scoppiato nel campo profughi di Moria, probabilmente innescato dalla cucina di fortuna di un container. Una bambina sopravvissuta alla guerra, al deserto, al mare, ai trafficanti è stata uccisa dalle fiamme in un centro di accoglienza europeo, progettato per 2.800 persone in realtà abitato da oltre 20mila, in violazione delle leggi internazionali e nazionali che prevedono l’obbligo di soccorso e di accoglienza di chi fugge dalla guerra, dalla fame e da catastrofi naturali.

Condizioni di sovraffollamento disumane, di fronte alle quali i capi di Stato e di Governo e l’opinione pubblica dei paesi europei rimangono indifferenti.

Ma vi è una parte dell’opinione pubblica, delle associazioni di volontariato, umanitarie e religiose, dei giuristi oltre che delle amministrazioni locali e delle istituzioni, che non ha perso la sua umanità e richiama gli Stati e l’Europa ai propri doveri, in particolare, in un momento in cui una pandemia sta mietendo vittime in tutto il mondo. Numerosi sono infatti gli appelli all’Europa e ai singoli stati affinché vengano aperti corridoi umanitari per portare in salvo le persone che vivono ammassate nei campi profughi ufficiali e spontanei, impossibilitate a rispettare le norme igieniche e di distanza sociale per contrastare la trasmissione del covid-19, ed evitare così una strage di innocenti.

I corridoi umanitari rappresentano una modalità di accoglienza sperimentata in Italia ormai da cinque anni, promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, dalle Chiese evangeliche e dalla Conferenza episcopale italiana in accordo con i Ministeri degli Esteri e dell’Interno, con l’appoggio di molte amministrazioni locali e una fitta rete di parrocchie e associazioni operanti sul territorio. Un modello virtuoso di collaborazione tra istituzioni e privato sociale.

Mario Marazziti, esponente della Comunità di Sant’Egidio e parlamentare, nel libro Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura, presenta alcune delle esperienze di accoglienza delle persone giunte in Italia grazie ai corridoi umanitari provenienti prevalentemente dai campi profughi del Libano, realizzate in questi anni da Castelfranco Veneto a Palermo, da Pescantina (Verona) a Scicli-Vigata (Siracusa) passando per Genova, Fossano in Piemonte, Ronzano vicino Bologna, Crocette di Castelfidardo nelle Marche, Gubbio in Umbria, Monte Porzio Catone nei Castelli romani, Mercogliano in provincia di Avellino solo per citarne alcune.

Complessivamente sono 28 le storie raccontate localizzate in 18 regioni, 139 gli attori protagonisti vale a dire associazioni tra le quali in particolare Caritas, Sant’Egidio, Migrantes, reti legate ai valdesi e agli evangelici, famiglie, parrocchie, per un totale di 3.000 volontari in maniera stabile, supportati a loro volta da una rete di almeno 25.000 persone che in modi diversi hanno mostrato interesse e dato una mano. L’impegno di tutte queste persone ha consentito di accogliere 2.148 rifugiati, di cui 792 minori, e per il 90% nuclei famigliari (dati fino al giugno 2019). Una goccia nel mare che però dimostra che i corridoi umanitari funzionano.

In questo libro tuttavia più dei numeri dell’accoglienza, che pure sono importanti essendo il fine ultimo di tutta l’operazione, sono messe in evidenza le modalità e l’attenzione riservata ad ogni singolo individuo: ogni esperienza parla della presa in carico di una o più famiglie, di uno o più minori non accompagnati, da parte di una comunità di persone che si fa carico di tutti i problemi da quelli logistici (alloggio, lavoro, sopravvivenza) a quelli specifici di ogni caso: reperimento dei documenti di identità, ricostruzione di legami famigliari, salute, scuola. Ogni esperienza è un micro-laboratorio di come le comunità siano state capaci di aprirsi, mobilitarsi, cooperare ed accogliere persone di culture, tradizioni e religioni diverse che avevano bisogno di aiuto.

La lettura del libro consente di fare un viaggio attraverso un’Italia migliore di quella propagandata, che pur fra mille difficoltà non si tira indietro di fronte alla opportunità di accogliere i rifugiati, di aprire le porte delle proprie città e delle proprie case al mondo. Con grande senso di generosità e di altruismo, che trovano fondamento, nella maggior parte dei casi su insegnamenti religiosi, ma anche su valori laici quali parità dei diritti, uguaglianza, rispetto della dignità di ogni essere umano, cardini della nostra Costituzione.

Traspare un modello generale di accoglienza cui tutte le varie esperienze si ispirano basato sulla trasparenza, la partecipazione, l’impegno, la solidarietà, l’autonomia, ma ogni esperienza è diversa e diverso è il percorso attraverso il quale si realizza.

Tutto ciò è raccontato con grande attenzione nel libro e proprio questo ne rende piacevole la lettura. Per ogni esperienza è ben delineato il contesto di riferimento, il territorio con la sua storia, le caratteristiche sociali economiche e artistiche. Molto interessanti sono le storie di vita dei promotori che dall’impegno nella cooperazione, alla gestione aziendale, dall’artigiano alla parrocchia si ritrovano insieme a risolvere problemi di persone che prima neppure conoscevano.

E quelle delle persone o famiglie accolte che dalla quotidianità della vita famigliare hanno dovuto affrontare guerre, violenze, la morte di persone care, i viaggi attraverso deserti, i campi profughi ed infine l’approdo in Italia. Centrale è la ricostruzione del processo che ha portato alla creazione di un nucleo di persone che hanno saputo far emergere e lievitare intorno a loro il sentimento di solidarietà e di altruismo nascosto nella loro comunità. Ed infine la descrizione dei risultati, ottenuti non senza problemi, che rendono queste comunità più dinamiche, più vitali, più ricche di umanità e cultura.

Nelle conclusioni Mario Marazziti inquadra l’esperienza dei corridoi umanitari nel grande fenomeno dei movimenti migratori all’interno di ogni continente e tra continenti mettendo in evidenza l’urgenza di dare risposte concrete ai flussi di sfollati da Paesi in guerra verso l’Europa, che trovano una base giuridica nelle norme internazionali e nei regolamenti europei, purtroppo vanificati da scelte politiche imperniate sulla difesa dei confini e le identità nazionali. Dice Marazziti che i corridoi umanitari si rendono necessari per la sostanziale inadeguatezza della protezione internazionale del sistema europeo il cui risultato sono i campi profughi, finanziati dall’Europa al di fuori dei suoi stessi confini, in Paesi che ignorano i diritti umani, praticano la tortura e il traffico di esseri umani.

E aggiunge: “Il merito straordinario dei Corridoi umanitari è di aver creato un varco anche in assenza, ancora, di qualunque riforma europea in questo campo, e di indicare una via e un modello praticabili ed efficienti per una immigrazione verificata, più sicura, che esce dall’illegalità delle maglie dei trafficanti umani e tocca il suolo europeo in maniera regolare”. La sperimentazione ha funzionato e ha messo a punto un modello replicabile in altri Paesi, come già sta avvenendo in Francia e in Belgio, e a livello europeo.

Un passo importante in questa direzione è stato compiuto lo scorso 10 dicembre, giornata dei diritti umani, nel corso di una riunione presso l’Europarlamento a Bruxelles promossa dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, dalla Tavola Valdese e Sant’Egidio, nella quale è stato discusso e approvato un documento contenente i punti chiave per avviare a livello europeo corridoi umanitari: supporto della società civile dei vari Paesi membri, orientamento per i beneficiari prima della partenza e complementarietà del progetto rispetto agli impegni già assunti dagli Stati (EU_Humanitarian corridors_Concept Note_FCEI). 

Mario Marazziti

Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura

Piemme Edizioni, 2019

Recensione a cura di Vaifra Palanca
 

22 marzo 2020