Il debutto di Nilde Iotti alla Costituente. “Stesso trattamento economico tra uomini donne? Non vedo perché non debba avvenire”, di Graziella Falconi

8 ottobre 1946, Umberto Merlin, della Democrazia cristiana, avvocato di fama, assai scettico, interviene per sostenere che con tutta la generosità possibile non si può accettare lo stesso trattamento economico tra uomini e donne, del resto, dice “questo non avviene mai”. È a questo punto che si alza la giovane deputata Nilde Iotti, ventiseienne emiliana, comunista. E’ la prima volta che interviene tra i 49 maschi, di molti più anni di età e tutti di comprovata autorevolezza politica e professionale che formano la Prima Sottocommissione, dove le donne sono soltanto due: lei e Angela Gotelli, democristiana...


Alle 17,15 di martedì 8 ottobre 1946, continua, nella seduta della Prima Sottocommissione della Costituente, la discussione sui principi economici.

Precedentemente la Commissione aveva approvato un articolo risultante da un elaborazione congiunta di Palmiro Togliatti - capo dei comunisti italiani - e Falcone Lucifero - marchese di Aprigliano già ministro della Real casa Savoia - così formulata: “Ogni cittadino ha il diritto al lavoro e ha il dovere di svolgere un’attività o esplicare una funzione idonee allo sviluppo economico o culturale morale o spirituale della società umana conformemente alle proprie possibilità ed alla propria scelta”.

Un articolo che Togliatti e Giuseppe Dossetti, presidente della Democrazia cristiana, intendono, nella seduta odierna, arricchire con un’aggiunta: “La remunerazione del lavoro intellettuale e manuale deve soddisfare le esigenze di una esistenza libera e dignitosa del lavoratore e della sua famiglia”.
Mario Cevolotto, del Partito democratico del lavoro, avvocato penalista, massone, è perplesso difronte a questa enunciazione e si chiede: ma uno che ha scelto di fare il pittore o il poeta e nessuno acquista i suoi prodotti intellettuali, che fa, obbliga lo stato a comperarseli anche se non sono di alcun valore? Forse ciò potrebbe accadere in uno stato ideale ma è in questa Italia è obiettivo irraggiungibile.

Su ciò concorda anche Ottavio Mastrojanni, avvocato dell’Uomo qualunque, aggiungendo che se il soggetto poi non è soddisfatto della retribuzione dello stato, che si fa? Consiglia una formula meno ampollosa e più francescana, che viene infatti trovata ed approvata.
Ma la Commissione è scossa e percorsa dal tema entrato prepotente nella seduta: la famiglia. E Togliatti fa leva sulla formula, approvata nella Terza sottocommissione - “Il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro adeguata alle necessità personali e familiari” - per proporre: “Alla donna lavoratrice sono assicurati gli stessi diritti e lo stesso trattamento che spettano ai lavoratori e inoltre sono garantite condizioni particolari che le consentano di adempiere insieme al suo lavoro la sua missione familiare”.
Missione che il democristiano La Pira, sostenuto da Lucifero, vorrebbe corredare dell’aggettivo ‘prevalente’, mentre Aldo Moro con quello di ‘essenziale’. Togliatti respinge il ‘prevalente’ ma accetta ‘essenziale’.

La religiosa esattezza dei termini nello scrivere le norme invocata dal capitano Ugo Foscolo, incaricato di un regolamento nella Repubblica cisalpina, è la palestra per definire la famiglia, tema per il quale era stata incaricata di presentare una relazione Nilde Iotti.
Ma non è questo il giorno, è un assaggio di quel che si discuterà, il dibattito ora si accende un vivace su gli ’stessi diritti’ da assicurare alla donna lavoratrice. Umberto Merlin, della Democrazia cristiana, avvocato di fama, assai scettico, interviene per sostenere che con tutta la generosità possibile non si può accettare lo stesso trattamento economico tra uomini e donne, del resto, dice “questo non avviene mai”.

È a questo punto che si alza la giovane deputata Nilde Iotti, ventiseienne emiliana, comunista. E’ la prima volta che interviene tra i 49 maschi, di molti più anni di età e tutti di comprovata autorevolezza politica e professionale che formano la Prima Sottocommissione, dove le donne sono soltanto due: lei e Angela Gotelli, democristiana.

Eretta, di una fierezza naturale e non ostentata, la giovane scandisce: “non vedo il motivo perché non debba avvenire”. Punto; non una parola di più. Il verbale della seduta non riporta altro. Devono aver trattenuto il fiato gli attempati soloni e sentito sulle spalle il peso degli anni e delle lotte, difronte a questa sorta di Davide contro Golia che non ha bisogno di aggiungere parole, lì dove esse regnano sovrane, per annunciare un proposito di cambiamento, a nome e per conto delle donne. Un tono caldo e fermo, una voce carica di autorevolezza, di persona che incute rispetto in quanto donna, depositaria di strategie di vita cui tutti attingono specialmente in momenti cruciali.

L’altra metà del cielo sconosciuta nella sua veste pubblica. Togliatti deve aver sentito rinnovarsi quel senso di vertigine e di incantamento - chi sei tu? - se il 9 ottobre – sappiamo da Luisa Lama (Nilde Iotti, Donzelli 2013, p.90), le invia una lettera in cui rievoca la prima carezza , lungo le scale di Montecitorio, sulla testa di questa ragazza emiliana. Questo il debutto di Nilde.
Riprende, quindi, la discussione sulla proposta Togliatti e dopo un confronto su ogni singola parola, con la mediazione di un giovane Aldo Moro, si arriva alla formula:“ Alla donna lavoratrice sono assicurati tutti i diritti che spettano al lavoratore e inoltre è garantita in ogni caso la possibilità di adempiere, insieme al suo lavoro, alla sua essenziale missione familiare”.

Tuttavia Togliatti pur concordando con Moro, non vuole si sostituisca ‘gli stessi diritti’ con ‘tutti i diritti’ perché si cambia il concetto ed egli non può tollerare si alteri un principio di parità e di eguaglianza uomo/ donna. Propone, allora, Togliatti: “ alla donna lavoratrice sono assicurati gli stessi diritti ed eguale retribuzione per eguale lavoro”. E Moro accetta. Con ciò si ritorna a discutere del diritto al lavoro e si pone in discussione la seconda parte dell’art. laddove recita: “ ad essa sono inoltre garantite quelle speciali condizioni che le consentano di adempiere nello svolgimento del lavoro la sua essenziale missione familiare”.

A Lelio Basso, irritato per quell’essenziale in ragione del fatto che anche all’uomo spetta la funzione essenziale di occuparsi della famiglia, il Presidente Tupini precisa che l’essenzialità risiede nella maternità per la quale occorre garantire le esigenze che ne derivano. “La donna – dice Tupini - non viene minorata nei suoi diritti come lavoratrice per il fatto di essere madre anzi proprio in quanto madre la tutela dei suoi diritti deve essere rafforzata”. La discussione rischia di prendere una brutta piega sugli aggettivi da unire a missione e/o funzione: essenziale, speciale, naturale, biologica, prevalente. Ed è qui che riprende la parola Nilde Iotti per salvare l’impianto della sua relazione sulla famiglia, discussa a lungo con Corsanego: “missione familiare sottolinea una differenza di posizione tra la vita della donna lavoratrice e la sua attività nell’ambito della famiglia”.

La seduta dell’8 si conclude affidando il dibattito sulla famiglia a Iotti e a Corsanego, i quali il 30 ottobre relazionano alla Commissione del lavoro svolto (vedi qui testo integrale della relazione di Nilde Iotti).
Corsanego informa di non essere riuscito a formulare una proposta unica e vuole sottoporre alla Commissione i punti di dissenso. Il primo riguarda la preesistenza della famiglia allo Stato: è essa a detenere il diritto originale e imprescindibile, perciò lo stato la riconosce, la tutela e la difende.

Il secondo punto di differenza con la Iotti riguarda l’eguaglianza dei genitori: per la Iotti padre e madre hanno eguali diritti e doveri. Corsanego, invece pur riconoscendo che la donna non è più inferiore /dunque ammette che lo era stata/ , non ritiene si possa sconvolgere il diritto di famiglia così come previsto dal Codice Pisanelli. La famiglia che deve avere un capo e “per natura stessa della famiglia deve essere il padre”.

Un terzo punto di disaccordo sono le norme di legge per la famiglia illegittima. Iotti vorrebbe identica posizione giuridica per figli legittimi e non. Corsanego ritiene che così si distrugge la famiglia.

E’ vero che la Iotti non ostacola l’indissolubilità del matrimonio, dice, e non rivendica il divorzio, ma egli non può tacere sul fatto che il divorzio è un germe velenoso. Iotti replica: Corsanego ha messo ben in luce i punti di accordo e disaccordo fra i due ordini di proposte, tuttavia quanto al primo punto ella nota che Corsanego vuol fare una dichiarazione di principio di una posizione che è ideologica, mentre la sua di formulazione non chiede che il riconoscimento di un diritto attribuito alla famiglia dalla legge.

Per quanto riguarda il secondo punto la sua formulazione riconosce un’eguaglianza giuridica come è stato fatto in altre parti della Costituzione, per quanto riguarda i figli illegittimi non si tratta di accoglierli nella famiglia ma di riconoscere gli stessi diritti giuridici dei legittimi e ciò non solo non viene a ledere la famiglia ma sarà un deterrente a procreare fuori dal matrimonio. Per quanto riguarda la indissolubilità del matrimonio è contraria a metterlo in Costituzione pur non essendo contraria a fissare tale principio nella legge ordinaria.

Viene deciso che Moro e Togliatti affiancheranno Iotti e Corsanego per addivenire a soluzioni condivise. Il dibattito è così impostato e andrà avanti nelle sedute del 5, 6,7,12,13 novembre ‘46 con perle e amenità di vario tipo come quella di spostare la famiglia nel preambolo della Carta o dare agli illegittimi una paternità fittizia oppure che in caso di conflitto fra coniugi deve prevalere il maschio in quanto primus inter pares. La strada è comunque tracciata in quella seduta dell’8 che vede il debutto di Nilde Iotti e del tema della famiglia

Graziella Falconi
 

27 marzo 2020