Nilde...regale e disponibile. Da lei ho imparato molto. Sono fortunata ad averla conosciuta di Franca Chiaromonte

La Camera ha rappresentato, almeno per me, un po’ una famiglia: ogni mattina Nilde mi chiamava – “vieni qua”- per vedere come ero vestita e le scarpe che portavo. Molto spesso mi rimproverava: “Perché hai delle scarpe così brutte?” oppure “Ti sei messa un vestito indecente”. 
La moda trasandata, le gonne a fiorellini, gli zoccoli non le andavano giù. Ma allora quest’idea che il partito fosse una sorta di famiglia funzionava e aveva le sue regole...


Nilde muore il 4 dicembre 1999. La sua lettera è del 29 novembre 1999: commovente, una lettera bella perché vera e veritiera.

"Carissima Franca, detto a Giorgio queste righe per farti avere un po’ più presto il mio grazie.

Un grazie particolarmente commosso per schietto considerarmi “una di famiglia”: penso all’affetto per tuo padre, alla pena le sofferenze di tua madre, e a quello che tu hai fatto per le donne alla Camere prima e fai con Emily. E’ un lavoro importante e per me assai confortante.
Quanta malinconia, però nel rivedere attraverso di te, tanta parte della mia vita! Sono stremata da mali diversi e che s’intrecciano in modo perverso. Ma cuore e mente sono saldi, con voi, con te, e anche con Puck. Un abbraccio forte forte dalla tua Nilde Iotti".


Pubblico oggi questo testo di Nilde perché lo considero una testimonianza. Chiusa dentro di me, capace di proiettare come in uno specchio, attraverso di lei, tanta parte della mia vita.
Pure Puck il mio cane: l’ho amato molto, quindi era importante. Lei era è una persone speciale, perché l’ha capito.

Livia Turco: "Per milioni di donne è stato importante vederti sullo scranno più alto di Montecitorio".
Al funerale c’erano tante donne e uomini, in una sorta di pellegrinaggio. Alla Camera del deputati, nella sala della Lupa si sono avvicendate oltre ventimila persone nell’ultimo saluto all'ex presidente della Camera.
E dopo a Montecitorio. Nilde era atea; per questo ha avuto un funerale civile. Funerale civile anche per mio papà pur essendo cattolico e per mia mamma, ebrea.

La Camera ha rappresentato, almeno per me, un po’ una famiglia: ogni mattina Nilde mi chiamava – “vieni qua”- per vedere come ero vestita e le scarpe che portavo.
Molto spesso mi rimproverava: “Perché hai delle scarpe così brutte?” oppure “Ti sei messa un vestito indecente”.

La moda trasandata, le gonne a fiorellini, gli zoccoli non le andavano giù. Ma allora quest’idea che il partito fosse una sorta di famiglia funzionava e aveva le sue regole. Ti si imprimevano dentro. Parlare di casta non c’entra proprio niente. E’ vero che i parlamentari non erano cittadini come gli altri. Ai parlamentari si portava rispetto. Se l’erano guadagnato.

Con la politica praticata in modo serio. Tra l’altro attraverso la disponibilità e l’ascolto. Nilde era regale e disponibile. Da lei ho imparato molto. Sono fortunata a averla conosciuta.

Molto spesso la domenica mamma e papà andavano a mangiare da Nilde. Di che si discuteva? Ovviamente di politica. Peraltro mangiando le cose buonissime che sapeva cucinare. Io non ho mai saputo fare nulla ai fornelli e questa è una differenza importante tra lei e me.

Comunque possedeva un tratto elegante e una naturale simpatia. Sapeva insegnare e da lei ho imparato molto quando mi sono trovata alla Camera da principiante.
Da lei ho appreso la mediazione. Il rapporto con la giustizia e le istituzioni. Anzi l’Istituzione. Nilde sapeva parlare e convincere pure gli avversari.

Prima ad ottenere un mandato esplorativo, nell’aprile del 1987: era una donna e una comunista.
Le arrivarono messaggi da tante. Anche da uomini. Ma soprattutto dalle sue simili. Telegrammi per complimentarsi dell’incarico.
Ci furono gruppi femministi, o esponenti del mondo che aveva frequentato nella sua attività di dirigente del movimento femminile.

Mi fece piacere. Non era certo che grazie alla sua presidenza gli uomini avrebbero dismesso le ostilità nei confronti dell’altro sesso, quel guerreggiare sotterraneo per arrestare l’autonomia e la libertà femminile.

Però lei ci provava a muoversi da donna nella politica degli uomini. Voleva vincere (era giustamente ambiziosa). Anche io lo sono. L’ambizione è un sentimento sano.

Sempre di più Nilde Iotti si propone, per la forza che mette nell’affrontare gli eventi di cui è protagonista, come un simbolo di successo per le donne. Molte hanno collaborato con lei. La sua assistente è stata Rita Palanza.

Alla Camera l’ho seguita nelle tante riunioni tenute per la Costituzione. Ecco il discorso sull’immunità tenuto a Londra nel 1982 (discorso ancora attualissimo nonostante gli anni che sono passati).
…“E’ noto che le immunità personali si concretano nella cosiddetta insindacabilità delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle funzioni parlamentari e nella inviolabilità che impedisce invece, a certe condizioni, la sottoposizione del parlamentare a procedimento penale, ad arresto e a limitazioni della libertà personale…”

Io ho imparato dalle sue parole e ne vado fiera, nonostante gli attacchi alla politica attraverso l’abolizione dei vitalizi e il taglio dei parlamentari, la gogna nei confronti della “casta”.
Lei voleva capire, convincere, discutere ma credeva nella politica. Questo rimpiango e di questo ho nostalgia. Ma dal momento che la politica è la mia pelle, continuo a farla con la Fondazione Nilde Iotti.

Franca Chiaromonte

11 aprile 2020