“WeWill – We Women in long life”, di Grazia Labate

È il titolo di un think tank svoltosi a Bolzano dal 30 settembre al 2 ottobre dedicato alla medicina di genere. Con la medicina di genere non si vuole solo osservare le differenze biologiche tra i due sessi, ma considerare i contesti, i fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che la prevenzione di uomini e donne.


WeWill – We Women in long life, svoltosi a Bolzano dal 30 settembre al 2 ottobre 2022 è stato un think tank sulla salute della Donna e la medicina di Genere di grande successo.

Tre giorni di conferenze in presenza, talks aperti al pubblico e alle associazioni dei pazienti con esperte/i della comunità scientifica e della stampa, dirette streaming che coinvolgono e garantiscono partecipazione e informazione utili sui social media e in tutte le Regioni dove Iris Roma per le Donne per la Vita ha ambasciatrici che operano sul territorio per identificare e mettere in relazione i bisogni più stringenti sui territori circa la salute della donna.

La mia relazione ha riguardato a che punto siamo con la medicina di genere nel nostro paese. Siamo all’avanguardia in Europa, ma non tutti lo sanno.

Con la medicina di genere non si vuole solo osservare le differenze biologiche tra i due sessi, ma considerare i contesti, i fattori ambientali, socio-relazionali, economici e culturali, che influenzano lo stato di salute, la diagnosi, la cura oltre che la prevenzione di uomini e donne.

Uno sguardo, quello della medicina di genere, per migliorare la qualità dell'assistenza che incide in modo positivo anche sui costi del sistema sanitario, perchè calibrare l’offerta terapeutica sulle differenze di genere consente di avere un sistema sanitario più efficace ed efficiente e davvero universale. Si potrebbero risparmiare 100 milioni l’anno nel SSN circa 4/5 milioni a regione.

Siamo diversi, uomini e donne anche in tema di salute.
In Italia questo approccio si sta sempre più consolidando.
Esiste la rete per la Medicina di genere, nata dall’alleanza del Centro Studi Nazionale su Salute e Medicina di genere con il Centro di Riferimento sulla Medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità e il Gruppo Italiano Salute e Genere (GISeG), che promuove programmi attività informative e formative, rendendo l’Italia uno dei Paesi con una maggiore sensibilità sul tema.

Un ulteriore elemento che pone il nostro Paese all’avanguardia in Europa è l’adozione del Piano per l’applicazione e la diffusione della Medicina di genere, nato dall’impegno congiunto del Ministero della Salute e del Centro di riferimento per la Medicina di genere dell’Istituto Superiore di Sanità, con l’obiettivo di promuoverne la diffusione basandosi su 4 principi (approccio interdisciplinare, ricerca, formazione e aggiornamento professionale, informazione).

Le donne soffrono di depressione da 2 a 3 volte più degli uomini, non solo per fattori biologici, quali il ciclo ormonale e l’effetto degli estrogeni, ma anche sociali, come il multitasking (e il conseguente stress) fino alla violenza di genere.

Al contrario, le malattie cardiovascolari, considerate quasi esclusivamente appannaggio del sesso maschile, che in effetti ne è più colpito rispetto alle donne (4,9 vs 3,5%), rappresentano la prima causa di morte delle donne (48 vs 38 per gli uomini).

Alla base, c’è innanzitutto un impatto maggiore di alcuni fattori di rischio, quali fumo e diabete che ne causano una prognosi peggiore.

Seppur le donne fumino in media meno degli uomini (14,9 vs 24,8%), a loro basta fumare un terzo delle sigarette dell’uomo per avere lo stesso rischio cardiovascolare; inoltre, la donna con diabete ha un rischio cardiovascolare superiore del 44% rispetto all’uomo con pari scompenso glicemico.

Anche la maggior prevalenza femminile di malattie autoimmuni ed endocrine (da 2 a 50 volte più frequenti nelle donne), depressione e stress associato al ruolo sociale della donna concorrono al maggior impatto delle malattie cardiovascolari.
E’ vero che il divario uomo e donna nel mondo del lavoro si sta progressivamente riducendo, ma anche in questo ambito le differenze sono presenti.

Ci sono differenze sul rischio di infortuni o malattie professionali: meno di un terzo delle denunce di malattia interessa le donne (27,9%) e di queste circa il 90% riguarda malattie dell’apparato osteoarticolare. La stessa tendenza si può osservare per quanto riguarda gli infortuni che riguardano per lo più gli uomini (32,9 vs 67,1%). In controtendenza le denunce per infortuni in itinere, che riguardano soprattutto le donne (22,7 vs 10,4% del totale degli infortuni) e che potrebbero essere dovuti a tragitti casa-lavoro più complessi o al ridotto numero di ore di sonno.

Altri temi all’attenzione della medicina del lavoro sono: l’adeguatezza dei dispositivi di protezione personale e delle postazioni di lavoro in termini di ergonomia, la diversa sensibilità alle sostanze chimiche nonché le differenti reazioni allo stress lavoro-correlato.

Un altro ambito clinico di applicazione della Medicina di genere è quello dell’oncologia. I tumori che colpiscono uomo e donna sono diversi in termini di tipologia e aggressività, per ragioni anatomiche, ormonali, genetiche e di stile di vita. In alcuni tipi di tumore il sistema immunitario femminile si dimostra più reattivo predisponendole a migliori risultati terapeutici, come nel caso del melanoma, dove la mortalità è pari a 4,09% nell’uomo e 1,7% nella donna. Sono stati infatti identificati diversi geni, e relative mutazioni, che predispongono o causano l’insorgenza di un tumore, come nel caso dei geni BRCA 1 e 2 per cancro al seno e alle ovaie.

«La Medicina di precisione è nata e si sta sviluppando insieme al numero di informazioni genetiche e molecolari via via disponibili, afferma Alessandra Carè, responsabile del Centro di riferimento per la medicina di genere, dell’Istituto Superiore di Sanità. L’identificazione di molecole che, quando deregolate, possono predisporre e/o causare l’insorgenza di una patologia rappresenta infatti uno step indispensabile per sviluppare farmaci in grado di colpire in modo specifico ed efficiente le proteine bersaglio».
Grandi passi avanti sono stati compiuti in questo senso, tanto che oggi si tende alla medicina di precisione con l’obiettivo di una sempre maggior personalizzazione delle
cure e centralità del paziente, che deve essere studiato e curato non solo considerando le sue caratteristiche biologiche, ma anche le variabili ambientali, socio-relazionali, economiche e culturali.
“Equità di accesso alle cure e sostenibilità del sistema sanitario richiedono che donna e uomo siano entrambi considerati nella loro specificità».

Una crescente mole di dati epidemiologici, clinici e sperimentali indica l’esistenza di differenze rilevanti nell’insorgenza, nella progressione e nelle manifestazioni cliniche delle malattie comuni a uomini e donne, nonché nella risposta e negli eventi avversi associati ai trattamenti terapeutici. Tutto questo indica quanto sia importante tenere conto delle differenze “sesso e/o genere dipendenti” per tutti, a tutte le età.

L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) introduce infatti proprio il concetto di “medicina di genere” definendolo come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche (definite dal sesso) e socio-economiche e culturali (definite dal genere) sullo stato di salute e di malattia di ogni persona.

A questo proposito, in Italia, giù dal 13 giugno 2019, il Ministro della Salute ha approvato formalmente il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale firmando il decreto attuativo relativo alla Legge 3/2018. Sebbene l’interesse per la medicina di genere si stia diffondendo in tutto il mondo, con l’approvazione di questa legge l’Italia è stata il primo Paese in Europa a formalizzare l’inserimento del concetto di “genere” in medicina, indispensabile a garantire ad ogni persona la cura migliore, rispettando le differenze e arrivando a una effettiva “personalizzazione delle terapie”. Da dove si parte e verso dove si va.

Il primo passo in questa direzione risale al 31 gennaio 2018 quando è stata approvata e pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge 3/2018 “Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della Salute”. L’articolo 3 di questa legge, “Applicazione e la diffusione della medicina di genere nel Servizio sanitario nazionale”, richiedeva infatti la predisposizione di «un Piano volto alla diffusione della medicina di genere mediante divulgazione, formazione e indicazione di pratiche sanitarie che nella ricerca, nella prevenzione, nella diagnosi e nella cura tengano conto delle differenze derivanti dal genere, al fine di garantire la qualità e l’appropriatezza delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale in modo omogeneo sul territorio nazionale».

Il Piano è stato prodotto congiuntamente dal ministero della Salute e dal Centro di riferimento per la medicina di genere dell’Istituto superiore di sanità (Iss) con la collaborazione di un Tavolo tecnico-scientifico di esperti regionali sul tema e dei referenti per la medicina di genere della Rete degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), nonché dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) e dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

Il Piano riporta gli obiettivi strategici, gli attori coinvolti e le azioni previste per una reale applicazione di un approccio di genere in sanità nelle quattro aree d’intervento previste dalla legge: percorsi clinici di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione; ricerca e innovazione; formazione; comunicazione. Inoltre, il Piano segue alcuni principi generali:
• un approccio intersettoriale tra le diverse aree mediche e le scienze umane che tenga conto delle differenze derivanti dal genere, al fine di garantire l’appropriatezza della ricerca, della prevenzione, della diagnosi e della cura
• promozione e sostegno della ricerca (biomedica, farmacologica e psico-sociale) basata sulle differenze di genere
• promozione e sostegno dell’insegnamento della medicina di genere, garantendo livelli di formazione e di aggiornamento adeguati per il personale medico e sanitario
• promozione e sostegno dell’informazione pubblica sulla salute e sulla gestione delle malattie, in un'ottica di differenza di genere.

La Legge 3/2018 al Comma 5 prevede anche l’istituzione presso l’Iss di un Osservatorio dedicato alla medicina di genere al fine di coinvolgere gli altri enti vigilati dal ministero della Salute (Irccs, Aifa e Agenas) e numerosi altri rappresentanti istituzionali. Obiettivo principale dell’Osservatorio è quello di assicurare l’avvio, il mantenimento nel tempo e il monitoraggio delle azioni previste dal Piano, aggiornando nel tempo gli obiettivi in base ai risultati raggiunti per fornire al Ministro della Salute i dati, da presentare annualmente alle Camere, relativi alle azioni attuate sul territorio nazionale.

L’impegno dell’Iss e del Centro di riferimento per la medicina di genere è quindi volto alla definizione di percorsi di sensibilizzazione, formazione e aggiornamento degli operatori sanitari in parallelo con la promozione di campagne di comunicazione e informazione rivolte al cittadino allo scopo di diffondere politiche sulla salute di genere. Importante è anche la preparazione di raccomandazioni e documenti da proporre alle Istituzioni affinché promuovano percorsi di presa in carico che tengano conto delle differenze di genere, nonché Piani sanitari e di razionalizzazione dei costi di gestione del paziente. Inoltre il Centro è impegnato direttamente nello studio dei meccanismi fisiopatologici responsabili delle differenze di genere e degli effetti degli stili di vita e dell’ambiente sulla salute di uomini e donne.

Per concludere, l’approvazione il 13 giugno 2019 del Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere sul territorio nazionale rappresenta indubbiamente un primo risultato molto importante ma la sua attuazione richiederà un grandissimo impegno da parte di tutti i professionisti della salute con l’obiettivo principale di includere in tutte le aree mediche una nuova “dimensione” basata sulle differenze di sesso e/o genere, non solo in termini biologici e clinici, ma anche culturali e socio-psicologici. Il fine ultimo è infatti quello di migliorare la salute di tutti attraverso una medicina realmente personalizzata, auspicabilmente più efficace ed economica.

Il Rapporto rappresenta uno strumento prezioso dove troviamo sicuramente come elemento caratterizzante la piramide di età e un secondo elemento è legato alla maggiore frequenza di alcune patologie quali le demenze che colpiscono più frequentemente le donne, con differenze che crescono con l'aumentare dell'età. Un terzo elemento importante è quello legato agli stili di vita. Sin dalle primissime età c’è una differente propensione a determinati stili di vita, la suscettibilità a diverse patologie e una diversa percezione della propria salute e della propria immagine corporea, che espongono inoltre a un diverso rischio di sviluppo di patologie nel corso della vita. Le ragazze infatti a fronte di una minore prevalenza sia di sovrappeso che di obesità percepiscono in modo diverso e sono più sensibili al proprio sovrappeso o all’obesità.

Quest’ultimo dato è particolarmente importante se pensiamo alla necessità di un’identificazione precoce del rischio di sviluppo di disturbi del comportamento alimentare, che interessano prevalentemente le ragazze, ma in misura minore anche i ragazzi.
La diversità di genere non riguarda solamente le patologie croniche, i dati documentano infatti che la proporzione di donne con infarto che effettuano un’angioplastica primaria è significativamente inferiore rispetto agli uomini. Nelle donne è inoltre meno probabile un’adeguata terapia post-infarto.

Per quanto riguarda i tumori, anche se complessivamente più frequenti nei maschi, le donne hanno un incidenza di tumore più alta tra i 40 e i 64 anni attribuibile al tumore della mammella che, anche grazie ai programmi di screening e ai progressi terapeutici ha visto un aumento della sopravvivenza dopo la diagnosi molto importante, tale per cui è molto alto il numero di donne che vivrà molti anni con una diagnosi di tumore della mammella e con quanto ne consegue in termini di vissuto personale, accesso ai servizi per le visite e i controlli di follow-up ecc… Infine, sempre nel caso dei tumori sono di particolare interesse le differenze nelle sedi di presentazione che possono poi avere un impatto sulla tempestività della diagnosi e del trattamento. Capitolo a parte quello sulla gravidanza, dai dati analizzati risulta che le donne in gravidanza sono esposte ad un maggior utilizzo di antibiotici spesso inappropriato e ad una scorretta gestione delle terapie per patologie croniche preesistenti o per quelle di nuova insorgenza.

“Anche la pandemia Covid ha messo in evidenza importanti differenze. L’incidenza dell’infezione è risultata maggiore nelle donne soprattutto nelle fasce di età più giovani (25/54anni).
Ma la medicina genere-specifica è solo il primo passo di un percorso più complesso, che vede il suo obiettivo nella medicina personalizzata.

Cure sempre più mirate e personalizzate, per la donna e per l’uomo, questa è anche la frontiera della ricerca farmaceutica. Basti pensare che oggi il 42% dei medicinali in sviluppo è indirizzato alla medicina di precisione, percentuale che sale al 73% considerando solo quelli antineoplastici. Ecco perché è importante partire dallo studio delle differenze di genere per arrivare a risposte cucite su misura sulla specifica persona.
Insomma partendo da noi, non solo per noi, ma per il bene di tutti, uomini e donne, nella tutela del bene più prezioso che abbiamo: la nostra salute.

Grazia Labate

Ricercatrice in economia sanitaria, York U.K. già sottosegretaria alla sanità con il ministro Veronesi 

03 ottobre 2022