Quanto era bella Angela, di Grazia Labate

L’ ho conosciuta fin dal 1978, quando Adriana Seroni convocò una commissione femminile nazionale con tutte le deputate e senatrici del PCI per preparare la festa nazionale delle donne comuniste ad Arezzo.


Quanto era bella Angela, tra dolcezza e combattività permanente.
Sguardo attento e volitivo, pronta a battagliare sempre, Angela non mollava mai.

L’ ho conosciuta fin dal 1978, quando Adriana Seroni convocò una commissione femminile nazionale con tutte le deputate e senatrici del PCI per preparare la festa nazionale delle donne comuniste ad Arezzo. Intervenne lucidissima e caparbia nel reclamare da Adriana che la presenza delle donne di tutto il sud, comprese le isole, non fosse solo di partecipazione, ma anche di proposizione di una corretta visione della questione femminile al sud che oltre a reclamare lavoro e servizi sociali, ponesse a chiare lettere la questione dei diritti di libertà e delle pari opportunità femminili in una realtà, in cui le donne dal divorzio all’aborto, avevano messo in campo una nuova coscienza femminile di se e del proprio corpo e quindi spettava proprio alle donne comuniste essere capaci di cogliere il senso profondo, di una lotta contro un’antica oppressione che proprio dal sud saliva dalle donne e pretendeva rispetto e dignità.

Decisivo l’incontro con Adriana Seroni e Simona Mafai, entrambe dirigenti dell’allora Pci che la convinsero ad occuparsi del lavoro politico tra le donne. Lo fece con grande intelligenza politica e con la passione che la contraddistingueva. Non si risparmiava nel lavoro e nell’impegno, creando comitati unitari sui temi dell’aborto e del divorzio, per vincere le resistenze culturali e conservatrici dell’isola.

Strappò con l’aiuto di Simona Mafai, altra grande dirigente siciliana, un dibattito ad Arezzo sulla condizione al sud delle donne, da cui far scaturire proposte precise di impegno politico e parlamentare. Angela l’ho sempre sentita molto affine, approdata anche lei al Pci, sull'onda del '68 e del femminismo. Una dirigente politica tra le più note del Mezzogiorno, che con l’esperienza del lavoro parlamentare e politico ha rivestito ruoli importanti nel partito siciliano, messinese e nazionale. Ha vissuto il Pci di Berlinguer, Macaluso, Pio La Torre, la primavera palermitana del partito accanto a Pietro Folena, la fase costituente del Pds siciliano e poi il Pd, diventando simbolo anche delle contraddizioni e del cambiamento del partito, che ha sempre analizzato con lucidità critica, senza sconti, neanche a se stessa.

Il suo cavallo di battaglia fu ed è sempre rimasto : la legalità e la lotta per l’emancipazione e liberazione delle donne. Nel ‘75 consigliere comunale a Messina, nel ‘76 è già deputato nazionale.

Angela Bottari è stata la prima relatrice della legge 442 che nel 1981 ha portato all'abrogazione del delitto d'onore e del matrimonio riparatore ed ha presentato nel 1977 la prima proposta di legge sulla violenza alle donne. Grande protagonista in assoluto, della prima legge contro la violenza sessuale sulle donne con cui ha impresso una svolta nella coscienza culturale e politica del paese. Una lotta parlamentare in aula e nel paese contro l’ipocrisia di una cultura sessuofobica e bigotta, che vedeva il reato contro la violenza sulle donne dentro quello sulla morale e sul buon costume e non come reato contro la persona. La proposta non riusci a passare in parlamento: “ quando nell’83, Carlo Casini, del Movimento per la vita, presentò un emendamento che riportava il reato nei delitti contro la morale pubblica – racconta Angela in “Libere”, il Parlamento votò a favore. Prima che Nilde Iotti, allora Presidente della Camera, passasse all’articolo successivo, io chiesi la parola e dissi che mi dimettevo da relatore e la legge si bloccò”.

“Fu uno dei momenti più emozionanti della mia carriera politica, racconta Angela. Ricordo lo sgomento della parte maschile e tutte le donne dell’Aula che hanno iniziato ad applaudire”. Le tribune del Parlamento erano piene di donne dei movimenti che si alzarono e srotolarono uno striscione, c’era scritto: “Io persona”. Lo ricordo anche io quel momento, era responsabile femminile del partito Lalla Trupia, io lavoravo con lei alla sezione femminile, che appoggiò in toto il comportamento di Angela, anche sfidando il parere del capogruppo in Parlamento e quello della segreteria del PCI. Pagammo un prezzo politico per questo, ma erano altri tempi, non era facile essere coerenti fino in fondo nell’allora Pci. Ma noi “bimbe” di Adriana Seroni lo fummo.

Lascia il parlamento dopo tre legislature per fare la segretaria della Federazione a Messina. L’ultimo congresso targato Pds non la rielegge. Ma non finisce il suo impegno tra i Ds dove resta punto di riferimento di tutto il partito. Ci siamo riviste molte volte quando veniva a Roma. Bellissimo il suo intervento quando Livia ha promosso come fondazione Nilde Iotti alla Camera, il convegno su; Adriana Seroni: Una comunista di frontiera. O quando è intervenuta alla Sapienza al convegno sempre promosso dalla fondazione Nilde Iotti su “Nilde Iotti: nuove emozioni politiche”.

Qui Angela sempre audace e caparbia riaffrontò il tema della violenza, ma c’era un’angoscia profonda che la pervadeva, quella della constatazione di una società sempre più violenta, omofofobica, i cui femminicidi sono in continua progressione.

Ma era sempre l’Angela combattente ed ironica che avevo conosciuto. Ora si è spenta, dopo una malattia che l’ha obbligata a fermarsi negli ultimi mesi. Comprendiamo il dolore di chi l’ha amata profondamente come Gioacchino e la sua splendida famiglia, che lei adorava sopra ogni cosa. A tutti loro siamo vicine singolarmente e come Fondazione Nilde Iotti, con profondo affetto e solidarietà. Ma è di Angela che ho voluto ricordare, lascia dentro molte di noi che l’hanno conosciuta, amata e stimata un grande vuoto e rimpianto.

Grazia Labate
Volontaria della Fondazione