Ricordo di Elena Marinucci di Grazia Labate

Nella quiete della tua casa, con l’affetto dei tuoi cari e soprattutto di Serenella, che abbracciamo forte, forte, sei andata via, noi che siamo ancora qui ti ricordiamo con grande gratitudine e riconoscenza per un lungo tratto di storia che abbiamo trascorso insieme per i diritti delle donne italiane e per l’empatia che ci ha sempre legate in una autentica sorellanza.


A 94 anni, cara Elena sei andata via.

Mi pare impossibile non parlare più con te, ricordare con te, tanto della nostra storia e delle nostre battaglie, per le donne e con le donne. Era come vivere senza tempo.

Tu, inguaribile ottimista, vedevi sempre un po’ più in la tutte le cose, ed anche se a tratti non ti piaceva quello che stava accadendo nel paese, subito ti veniva una idea su cosa si poteva fare o si doveva fare. Oltre alla tua professione che hai amato tanto il tuo grande amore è stato l’impegno politico, a partire dalla legge sul divorzio, per poi approdare nel Psi alla carica di responsabile nazionale delle donne socialiste. Sei stata tante cose per te e per tutte le altre, parlamentare della repubblica, sottosegretaria alla sanità, a te dobbiamo la creazione della commissione pari opportunità, presso la presidenza del Consiglio.

Dal 1994 al 1999 l’ultima esperienza politica di rilievo con l’elezione ad eurodeputata con oltre 32 mila preferenze.  Pioniera in Italia delle battaglie volte a conquistare la parità di genere nella nostra società, con un piglio determinato come pochi. Lasci un’eredità, politica e morale, molto importante, per tutte le donne.  Da sempre dalla parte delle donne, a Elena dobbiamo l’impegno appassionato e coerente alle battaglie per la parità di genere, alla affermazione piena dei diritti civili tanto per il divorzio che sulla legge 194 e sull’aborto. Li ci siamo conosciute, e abbiamo stretto una amicizia profonda, che oggi mi precipita in un profondo dolore. Nel Comitato nazionale per la difesa della 194 che Adriana Seroni aveva, con te, voluto strenuamente. Abbiamo lavorato gomito a gomito per declinare tutta la strategia da dipanare nel paese di iniziative comuni per difendere quella legge, che da sempre era stata sotto minaccia da parte dei comitati oltranzisti cattolici e dal Movimento per la vita. Un lavoro costante declinato in politica per il quale spesso mi davisuggerimenti preziosi che ti derivavano, sul piano giuridico, dalla professione di avvocato. Stavamo lavorando con alacrità a mettere in campo una grandiosa manifestazione nazionale delle donne che avrebbe dovuto tenersi a conclusione della campagna refendaria sull’aborto a Piazza del popolo, ma il bivio della storia indicato da due eventi di quel maggio 1981 che sarebbero accaduti cosi ravvicinati e rilevanti ci fecero rinunciare.

L’attentato a papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro il 13 maggio 1981 e la consapevolezza che il Referendum si sarebbe tenuto il 17 ed il 18 maggio in un clima certo denso di preoccupazioni sul piano politico generale.
Vivemmo quei giorni con un’ansia elevatissima, certo preoccupate per la vita di Papa Woytila e del clima difficile e di sgomento che si era creato nel paese. Ma l’inguaribile ottimista che eri tu Elena mi dicevi “vedrai che il Papa si salverà e il Referendum lo vinceremo” e così fu.

Tra il 17 e 18 maggio del 1981 milioni di persone si recarono a votare ribadendo il No al referendum abrogativo voluto dalla Chiesa cattolica più oltranzista, che fu bocciato dal 70% dell'elettorato, la 194 fu dunque confermata con il 10% in più dei voti che avevano confermato la legge del divorzio.

Che contentezza quella vittoria, da li andammo avanti più spedite.

Discutere con te, Elena, era fonte di vero confronto e passione politica, di acutezza di visione, di ironia intelligente. Sei stata una femminista decisa, in anni difficili dove scegliere le donne significava aprire conflitti veri nei partiti e nella società. Da allora, ignorando la antipatia che in quegli anni c’era tra Partito Socialista e il PCI, non ti ho mai abbandonata. Siamo state amiche, mi hai piu volte consigliata, incoraggiata, mostrando sempre una grande empatia ed umanità.

Quando sono diventata responsabile nazionale della sanità il confronto si è spostato su altri temi e la tua esperienza da sottosegretaria è stata determinante per farmi capire la realtà ministeriale e burocratica di un ministero difficile e complicato per gli interessi spesso confliggenti tra diritti e centri di potere.

Mi mancheri molto donna coraggiosa.

Elena Marinucci apparteneva alla ristretta cerchia delle personalità che hanno saputo trasfondere nelle istituzioni la passione e il valore di aspirazioni autentiche maturate, come esempio virtuoso, della politica intesa come servizio alle persone sulla scena nazionale ed europea.

Abbiamo ricordato questo suo impegno come Fondazione Nilde Iotti il 2 ottobre 2018."Una rivoluzione positiva. Conversazione con Elena Marinucci".

Presentazione del libro di Anna Maria Isastia. Ricordando questo suo impegno totalizzante ed esclusivo, offerto come esempio alle nuove generazioni, nel giorno della sua scomparsa ci sentiamo di considerare quella di Elena una grande perdita per il mondo della politica e per le donne. 

Elena Marinucci ha vissuto tutte le fasi cruciali della storia delle donne in Italia dal neo femminismo post-sessantottesco separatista e antipartitico al filone riformatore laico socialista che la portò al convincimento della necessità dell’ingresso delle donne nei partiti e nei luoghi del potere, per contare. E così fece quando poté portare le istanze femministe nelle istituzioni legittimandole e trasformandole da questione teorica a progetto politico. L’introduzione del principio della “Quota”, all’interno dei Partiti e di altri organismi, il divorzio breve la modifica dell’obiezione di coscienza nell’interruzione volontaria di gravidanza, la rimodulazione dei nidi familiari, la regolamentazione delle famiglie di fatto e gli interventi in materia di violenza sessuale – la previsione degli Organismi di Pari Opportunità, Organismi che Marinucci volle fossero replicati a tutti i livelli territoriali e istituzionali: nei ministeri nelle  Regioni nei Comuni nelle Aziende  pubbliche e private, col compito di promuovere politiche di pari opportunità per le donne nella cultura in politica e in economia e vigilare sulla effettiva parità sancita dalla Costituzione. Un lavoro intenso, appassionato e instancabile, unito alla capacità di avere “educato” ad un inedito femminismo governativo una intera generazione di donne.

Diceva Elena: “Nei secoli la donna – si legge nel libro – è stata sempre sottomessa al volere dell’uomo, per la famiglia, per il quieto vivere o perchè semplicemente più debole. Dopo tante battaglie per la nostra autodeterminazione, però, la violenza c’è sempre e molto spesso resta impunita. Io non mi stancherò mai di dirlo: denunciate, fatelo sempre e non abbiate paura!”.

Nella quiete della tua casa, con l’affetto dei tuoi cari e soprattutto di Serenella, che abbracciamo forte, forte, sei andata via, noi che siamo ancora qui ti ricordiamo con grande gratitudine e riconoscenza per un lungo tratto di storia che abbiamo trascorso insieme per i diritti delle donne italiane e per l’empatia che ci ha sempre legate in una autentica sorellanza.

Ti porteremo sempre nel nostro cuore, ciao Elena.

Grazia Labate e tutta la Fondazione Nilde Iotti