Ero all’ingresso del grande centro congressi e lei arrivò. Mi precipitai ad accoglierla. Non nascondo che ero un po’ intimidita, la sua figura destava qualche soggezione. La prima donna Presidente della Camera, la signora che con la sua naturale e austera eleganza sapeva farsi rispettare da tutti, una persona che aveva attraversato passaggi cruciali della nostra storia.
Ho incontrato di persona Nilde Iotti soltanto una volta e brevemente.
Allora ero coodinatrice nazionale del movimento imprenditrici agricole di Coldiretti. Ricordo che quell’anno durante l’Assemblea generale della organizzazione era prevista la presenza della Presidente della Camera.
Ero all’ingresso del grande centro congressi e lei arrivò. Mi precipitai ad accoglierla. Non nascondo che ero un po’ intimidita, la sua figura destava qualche soggezione. La prima donna Presidente della Camera, la signora che con la sua naturale e austera eleganza sapeva farsi rispettare da tutti, una persona che aveva attraversato passaggi cruciali della nostra storia.
Mi presentai e nel breve tratto che percorremmo insieme fino alla sala le accennai del mio incarico e del mio impegno per le donne dell’agricoltura.
Lei mi sorrise e disse che era un lavoro importante e così scattò l’empatia, un incontro breve ma vero.
Gli altri “incontri” che ho avuto con lei era quando la vedevo in tv nel suo ruolo di Presidente della Camera cosi’ autorevole, cosi’ imparziale o quando la sentivo ripetere che occorrevano le riforme istituzionali per rendere più efficace il ruolo del Parlamento o quando invitava i giovani parlamentari ad essere “competenti”.
Una volta ricordo che durante una intervista notai il suo sorrisetto mentre rispondeva da Presidente incaricata con mandato esplorativo, certo sapeva che non sarebbe andata a buon fine per ragioni politiche ma nulla mi toglieva dalla testa che sapeva anche che una donna non “poteva” diventare premier… e se vogliamo pignolare non è che oggi sia molto diverso.
Ultimamente, facendo parte delle volontarie della Fondazione Nilde Iotti, l’ho incontrata di nuovo nelle pagine scritte: la sua biografia, i suoi discorsi, il suo impegno politico.
Spicca in tutto il suo percorso il suo impegno per le donne ma anche il suo impegno da donna per il Paese, per la sua evoluzione sociale, per la costruzione dell’Europa.
La ricordo con grande rispetto ed ammirazione. Insieme a Tina Anselmi, altra grande figura di quel tempo, è stata un esempio, un modello di come la politica va concepita come servizio e non come privilegio.
Quando morì la pensai come un mio punto di riferimento, una persona che sapeva travalicare le appartenenze politiche perché incarnava il senso più nobile delle Istituzioni e rappresentava in modo così autorevole un percorso in cui tutte le donne potevano riconoscersi.
Quel giorno a Roma andai anche io a portarle l’ultimo saluto. Era per dirle un grazie sincero.
Alessandra Tazza
04 aprile 2020