Una risoluzione che impegna al Giunta Regionale e l'assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, ad intraprendere ogni iniziativa volta a celebrare l'80esimo anniversario del suffragio universale in Italia, con particolare riferimento: all’uguaglianza nel mercato del lavoro, senza dimenticare il contrasto alla violenza contro donne e minori, tutti ambiti in cui, ad 80 anni di distanza da quel primo voto, rimane ancora molta strada da fare verso la parità, l'uguaglianza e l'equità.
I continui casi di donne che denunciano discriminazione sul lavoro, tra cui molestie sessuali, disparità salariali e mancate promozioni, i femminicidi, le dimissioni volontarie dal mercato del lavoro quando si diventa mamma, i centri antiviolenza che sono pochissimi e mal finanziati, il Welfare sempre più risicato, (scuola e sanità’ in testa), i lavori di cura mal pagati o non pagati affatto, hanno qualcosa a che fare con il 2 giugno che è Festa della Repubblica? Moltissimo.
Perché il 2 giugno non fu solo la data del referendum con cui gli italiani scelsero quale forma dare alla ns Democrazia: la Repubblica al posto della Monarchia. Fu, soprattutto, l’alzarsi la mattina per andare a votare: la prima volta in assoluto per le italiane, la prima volta, anche, di uomini e donne, insieme.
Un fatto enorme, un cambio epocale.
Che cosa era cambiato così radicalmente? Che lo spazio pubblico, fino a quel momento rigorosamente precluso alle donne (così dall’antica Grecia e anche nell’antica Roma) si sarebbe potuto costruire, per la prima volta, da uomini e donne insieme.
Lo avevano capito benissimo le Signore del suffragismo che a cavallo tra l’8 e il 900, avevano concentrato ogni sforzo proprio sull’estensione del diritto di voto alle donne. Si erano battute molto più che come leonesse: con azioni audaci e anche mettendo a rischio la vita; furono speso recluse e nutrite a forza (tra indicibili dolori) quando sceglievano il digiuno come forma di protesta ad una intollerabile ingiustizia: quella di non poter votare e quindi di non vedersi riconosciute nello spazio pubblico, al pari degli uomini, come cittadine.
Lo avevano capito molto bene anche le Signore dei Gruppi di difesa prima e quelle della Resistenza poi, dell’urgenza del diritto di voto alle donne, tanto da affermare nel mezzo della Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, che proprio per quel diritto si sarebbero battute, anche questa volta, con azioni audaci, anche a rischio della vita.
Che l’ingresso delle donne non fu mera aggiunta a ciò che c’era prima, ma trasformò radicalmente le cose, e’ ben visibile (anche) scorrendo, una dopo l’altra, l’elenco delle leggi di cui sono state prime firmatarie, dal 1948 ai giorni nostri. Ne abbiamo evidenza nel bellissimo volume “Le Leggi delle Donne che hanno cambiato l’Italia” voluto dalla Fondazione Nilde Iotti, la cui sola lettura dell’indice parla per come le italiane hanno saputo dare forma alla Democrazia negli ultimi 80 anni.
Contrariamente al luogo comune che metteva in guardia le donne dalla certezza all’omologazione alla politica maschile (cioè l’unica esistente fino ad allora), le italiane, da quel momento (almeno formalmente) cittadine, cominciarono a portare nello spazio pubblico tutte quelle questioni che ben conoscevano nella vita quotidiana, fino a quel momento rimaste relegate (ed affrontate quindi)nella sola dimensione domestica o privata. Cominciarono quindi a presentare leggi, a costruire servizi pubblici (molti dei quali nell’esperienza dei Comuni) e modificano le cose anche con nuovi finanziamenti.
Non che prima del 1945/46 non esistesse il bisogno di cura e di educazione per i più piccoli o che la violenza alle donne non fosse presente in quella società. E’ che dal 1946, in avanti, per la primissima volta nella Storia del ns paese, le italiane, dentro e fuori alle istituzioni, pretesero che quelle questioni fossero affrontate soprattutto nello spazio pubblico, (la cura e la violenza, solo per fare alcuni esempi) rompendo uno schema durato molti secoli di divisione netta tra la Polis e la Domus e di esclusione delle donne dalla politica e dalle istituzioni.
E’ anche questa la Festa del 2 giugno, una cosa che si può dire ogni anno, ma che oggi, proprio nel mezzo di quell’80esimo anniversario del diritto di voto, assume nuovo significato e richiama ad un rinnovato impegno al voto e a quelle questioni ancora in cammino.
Siamo infatti nel mezzo tra due date importantissime:
lI 1° febbraio 1945, li decreto legislativo luogotenenziale n. 23, "Estensione alle donne del diritto di voto", meglio conosciuto come decreto Bonomi, riconosce li diritto di voto alle Italiane;
lI 10 marzo 1946, li decreto n. 74 "Norme per l'elezione dei deputati all'Assemblea Costituente", più conosciuto come decreto De Gasperi-Togliatti, riconosce ale Italiane il diritto ad essere candidate;
Senza dimenticare le tornate amministrative del 1946 alcune svoltesi anche ben prima del 2 giugno, Nei Comuni dell'Emilia- Romagna, questo accadde rispettivamente, li 24 marzo a Bologna, li 31 marzo a Modena, Piacenza, Reggio Emilia, Ferrara e Forli e li 7 aprile a Ravenna e a Parma.
Poi, le italiane votarono tutte insieme per la prima volta in una consultazione politica il 2 giugno 1946.
Per dare valore a questa pagina di storia che significa anche dire come la Repubblica prende forma nel lavoro quotidiano di uomini e (finalmente) di donne, ho presentato, insieme con colleghe e colleghi molto capaci, una risoluzione che impegna al Giunta Regionale e l'assemblea Legislativa dell’Emilia Romagna, ad intraprendere ogni iniziativa volta a celebrare l'80esimo anniversario del suffragio universale in Italia, con particolare riferimento: all’uguaglianza nel mercato del lavoro, come pure nel lavoro non retribuito (cura, conciliazione, condivisione), senza dimenticare il contrasto alla violenza contro donne e minori, tutti ambiti in cui, ad 80 anni di distanza da quel primo voto, rimane ancora molta strada da fare verso la parità, l'uguaglianza e l'equità.
Poiché diventare cittadine ha prodotto e produce ancora oggi mutamenti materiali ed istituzionali, li testo elenca l'insieme delle Leggi che dal 1948 ad oggi hanno dato forma a questo enorme cambiamento, come pure alcuni dei principali provvedimenti europei e regionali in materia.
La risoluzione chiede anche di destinare risorse ai Comuni del territorio, affinché sia possibile celebrare insieme questo anniversario tondo.
Potremmo scoprire storie speciali cui abbiamo dimenticato di dare valore (le prime elette, le prime assessore, la prime Sindache, la levatrice, le prime donne vigili, le maestre, solo per fare alcuni esempi), come pure delibere e progetti che hanno cambiato, in meglio, li volto delle nostre comunità.
Si tratta di una risoluzione unanimemente condivisa da tutte le forze politiche elette in Regione Emilia Romagna che voglia,o possa contribuire ad un lavoro diffuso, teso a valorizzare una pagina di storia che ha cambiato radicalmente le cose e, così facendo, che vuole dare valore ad una questione centrale nelle democrazie: l'essere praticate, animate, costruite da donne e uomini insieme.
80 anni fa le Italiane e gli italiani, partecipando al primo Referendum dell’Italia libera, scelsero la Repubblica, la Pace e i valori della Costituzione. Tocca a noi difenderli e portarli avanti. Ieri come oggi (anche) andando a votare.
Simona Lembi Consigliera Regionale Emilia Romagna
03 giugno 2025