Il convegno su Angela Maria Guidi Cingolani. L'intervento di Donatina Persichetti

Per entrare nel tema a me assegnato vorrei, anche se solo brevemente, accennare e mettere in luce la storia, poco conosciuta e spesso sottovaluta, che ha visto le femministe cristiane del primo Novecento con l’Unione delle donne cattoliche (UDACI) e soprattutto la Gioventù femminile di Azione cattolica (AGF) esercitare un’influenza significativa e in taluni casi determinante nella storia del Paese e nell'emancipazione femminile.


Un ringraziamento particolare alla Presidente della Fondazione Nilde Iotti, On.le Livia Turco, e alla Regione Lazio rappresentata egregiamente dall'Assessore Enrica Onorati e Eleonora Mattia, per aver voluto richiamare alla memoria l'opera delle nostre madri costituenti in un'epoca in cui sembra essere smarrito il senso del cammino delle donne per la conquista di diritti e per l'affermazione della democrazia.

Per entrare nel tema a me assegnato vorrei, anche se solo brevemente, accennare e mettere in luce la storia, poco conosciuta e spesso sottovaluta, che ha visto le femministe cristiane del primo Novecento con l’Unione delle donne cattoliche (UDACI) e soprattutto la Gioventù femminile di Azione cattolica (AGF) esercitare un’influenza significativa e in taluni casi determinante nella storia del Paese e nell'emancipazione femminile.

La concezione del cattolicesimo, allora imperante, considerava e imponeva la donna come "angelo del focolare". Ma i mutamenti sociali e politici di quel tempo non potevano non chiamare in causa anche la responsabilità delle donne cattoliche alla vita pubblica. Conseguentemente solo con una consapevolezza ideale le cattoliche potevano uscire dal privato della vita familiare, assumendo la coscienza di dover svolgere una funzione che si collocava in un ampio disegno di evoluzione sociale. Ovvero farsi tramite, punto di mediazione tra l'uomo e la tradizione religiosa e anello di raccordo con la vita ecclesiale.

Il movimento delle donne cattoliche fu, quindi, un impegno civile e sociale che, diversamente da quello delle femministe di ispirazione socialista per la conquista dei diritti e per la libertà e l'autonomia, si caratterizzò nella missione e nella responsabilità di "generare", non solo biologicamente, e di formare le coscienze attraverso la spiritualità.

La loro era una missione di fede, una spinta propulsiva indirizzata a formare le donne a livello ecclesiale e biblico, educarle alla consapevolezza del proprio ruolo religioso.
La forza che animò queste donne per superare gli ostacoli, non solo della politica del tempo ma del sistema della Chiesa, fu quella di voler sovvertire il ruolo di dipendenza di cui erano succubi per affermare la loro LIBERTA'.
Una Libertà, però, concepita non per il solo fine di ottenere diritti ma per dare un apporto, con la propria femminilità, alla vita politica e sociale, per far crescere la consapevolezza della specificità del loro ruolo e con questa rafforzare il tessuto sociale, in un periodo storico in piena trasformazione.

Fu una emancipazione di fatto. Una vera Rivoluzione
che accompagnò l'esigenza di una diversa responsabilità delle donne nella società, riconosciuta anche da una parte della chiesa.

La loro azione così fondata , capillare, non teorizzata e attenta alla concretezza della quotidianità della vita, non fece entrare le donne in conflitto con la chiesa e con la famiglia.
Fu un movimento popolare che permise di avvicinare masse di donne nelle loro case, nelle strade e di sensibilizzare anche quelle donne meno attente alle responsabilità politiche. La dimostrazione più evidente si ebbe nella partecipazione delle donne al voto nel 1946.

Fondamentali furono i loro mezzi di comunicazioni che, attraverso volantinaggi, percorsi formativi e pubblicazione di giornalini, diedero vita e senso alla cultura popolare.
In questo tempo si inserisce anche la figura di Angelina Cingolani Guidi, la quale conosciuta la principessa Baldini, presidente dell'UDACI, partecipò alle iniziative per la mobilitazione del fronte interno durante la guerra. Angelina, così amava farsi chiamare, era una femminista convinta. Affermò: " credo di essere diventata femminista con l'uso della ragione ma chi mi ha spinto su questa strada è stata donna Cristina Giustiniani Bandini". Il suo impegno sociale e politico fu sempre teso alla valorizzazione delle donne e all'acquisizione dei diritti anche in ambito lavorativo, divenendo una pioniera del sindacalismo femminile. Il suo obiettivo era "Ricostruire insieme" e presto.

Tanto altro è stato detto su di lei, ma il suo tratto distintivo era la determinazione e il voler rappresentare sempre le donne quale soggetto necessario per la ricostruzione morale e civile del paese.

Per chiudere voglio lanciare una provocazione.
Oggi, in un’epoca di grandi trasformazioni sociali e culturali, in cui le giovani generazioni sono altamente istruite ma disoccupate, precarie, spesso impossibilitate ad un impegno civile e a scegliere di essere madri. In un tempo in cui i diritti acquisiti sembrano regredire e in alcune parti del mondo le donne sono costrette a violenze inaudite, a tornare nel chiuso delle loro case e a subire le tragiche conseguenze della guerra scelta da uomini.

Chiedo! Se le donne del novecento sono state animate, in modo diverso ma compatto, per aprire la strada all'emancipazione femminile in situazioni tanto complesse e difficili, perché le giovani donne di oggi non sono animate dalla voglia di affermare i pieni diritti di cittadinanza e contribuire con la loro singolarità ad affermare una società moderna e dinamica?

Si ritiene veramente che oggi non sia più il tempo delle disparità? Che la soluzione sia il non fare figli o affermare la teoria del "neutro" per vincere le discriminazioni? Dove abbiamo sbagliato, noi donne meno giovani, nel passaggio di testimone?
In un nostro incontro di Donne & Società, svoltosi prima del covid, per confrontarsi tra donne di diverse generazioni sull'incompiutezza della democrazia paritaria e sul perché ci fosse uno scarso protagonismo delle giovani per accompagnare il cambiamento, ci fu più di una risposta per noi più adulte sconvolgente: "se non siamo soddisfatte di questo paese ci trasferiamo altrove!"

Ecco, credo che ora sia il momento ("Il tempo non aspetta voi" - cit. A.M. Cingolani Guidi) di far riemergere il senso di corresponsabilità e di riscoprire i valori civici che sono alla base della vita delle comunità, delle democrazie e della pace.

Donatina Persichetti

10 aprile 2022